sabato 6 dicembre 2014

Padre Massimiliano Maria Kolbe, OFM, il Cavaliere dell'Immacolata (1894 -1941)

"Dimentica te stesso e pensa soltanto a conquistare i cuori all'Immacolata e, per ciò stesso, al Sacratissimo cuore di Gesù"

Biografia di San Massimiliano Maria Kolbe da Cathopedia (clicca qui)

San Massimiliano Maria Kolbe e l'Immacolata


Riportiamo di seguito l'articolo di Paolo M. Siano, Francescano dell'Immacolata,  tratto dalla rivista Il Timone n° 132, pagg. 22-24 di aprile 2014:

Kolbe un santo contro la Massoneria
Il santo polacco, martire ad Auschwitz, fondò la Milizia dell'Immacolata come una cavalleria mariana anche per lottare contro la Libera Muratoria. Una pagina dimenticata della sua vita straordinaria spesa per la Chiesa e la salvezza delle anime

In una lettera del 1938 san Massimiliano Kolbe (1894-1941) scrive che nel 1917 si svolse a Roma una processione massonica inneggiante a Lucifero. Dopo quell'evento, il giovane francescano conventuale si sentì ispirato a fondare la Milizia dell'Immacolata (M.I.) per la conversione e santificazione di tutti, specialmente dei massoni.
E' interessante mettere  a confronto alcuni elementi strutturali della M.I. di Kolbe con quelli della Massoneria. La M.I. è strutturata in 3 gradi di cui il 3° è riservato a coloro che voglionoconsacrarsi illimitatamente all'Immacolata, pronti ad ogni sacrificio per Lei, anche nella morte. Nel pensiero di Kolbe, militi del 3° grado sono soprattutto i frati di Niepokalanow (la città-santuario fondata nel 1927 vicino a Varsavia come centro di apostolato mariano) che vogliono vivere la vita religiosa nel sacrificio eroico per l'Immacolata. Nel pensiero kolbiano la M.I. vuol portare il consacrato, in particolare chi è al 3° grado, verso la trasformazione mistica nell'Immacolata (la creatura più cristificata). La spiritualità della M.I. è tutta incentrata nel dogma dell'Immacolata Concezione e nella tesi tipicamente francescana della mediazione mariana nella distribuzione universale di tutte le grazie.
Nell'ambito della Massoneria "regolare" e "tradizionale"osserviamo che al 3° e ultimo grado di Maestro Massone, il candidato è identificato a Hiram Abiff, l'architetto del Tempio di Salomone che viene ucciso perché, secondo la leggenda massonica, non volle rivelare i segreti dell'Arte Muratoria. Il candidato subisce ritualmente una morte simbolica che è considerata anche morte mistica da vari autori massoni (inglesi, francesi, italiani, tedeschi...) contemporanei a Kolbe.
Il Maestro Massone è consacrato pienamente alla Massoneria e deve essere disposto come Hiram al supremo sacrificio per il bene dell'Istituzione. 
Possiamo dire che il concetto di morte mistica è presente rispettivamente nel 3° grado della M.I. e nel 3° grado massonico, ma ovviamente con presupposti, obiettivi e risultati molto diversi. Ci sono massoni che parlano chiaramente di "morte mistica" del Maestro Massone.
Inoltre, osserviamo che la M.I. si presenta come una cavalleria mariana che vuole con mezzi pacifici la conversione e santificazione di tutti. Secondo san Massimiliano, i militi del 3° grado sono gli autentici cavalieri dell'Immacolata.
Dall'altra parte, il Maestro Massone può accedere in sistemi di Alti Gradi massonici che culminano in gradi cavallereschi e pseudo-templari: Rito Scozzese Antico e Accettato, rito Scozzese Rettificato, Knight Templars...In tali sistemi di Alti Gradi troviamo riferimenti all'esoterismo, ad una certa cristologia metadogmatica (cioè oltre i dogmi cistiani), e gnostica, nonché una certa spietatezza (per lo meno simbolica) verso nemici e traditori della Massoneria.
I Maestri Massoni insigniti di Alti Gradi costituiscono una sorta di cavalleria spirituale che vuole diffondere la "Luce massonica" (davvero luciferina) contro i dogmi della Chiesa.
Il naturalismo etico e filosofico
Ma che cosa scrive e che cosa pensa san Massimiliano della Massoneria?
I principali temi della "massonologia" kolbiana sono: 1) il naturalismo filosofico-etico; 2) il sionismo quale vertice della massoneria mondiale; 3)il Serpente infernale quale segreto ispiratore e guida della Massoneria; 4) i massoni quali "servi di Lucifero". Diamo un rapido sguardo a questi punti, mettendo a confronto ciò che scrive Kolbe con la letteratura massonica internazionale.
Per quanto riguarda il naturalismo massonico, Kolbe cita l'enciclica antimassonica Humanum Genus di Papa Leone XIII (1884), il quale vede in questo atteggiamento filosofico il fondamento del pensiero e della prassi massonica.
Da un punto di vista bibliografico, la tesi kolbiana del Sionismo o Giudeo-Massoneria poggia sui discussi Protocolli dei Savi di Sion, più volte citati dal Kolbe il quale condivide la posizione antimassonica dell'allora celebre Revue Internationale des Sociétés Secrètes (RISS), pur senza citarla espressamente. Notiamo che Kolbe opera una sintesi tra due campi massonologici: da un lato quello del gesuita Hermann Gruber e de la Civiltà Cattolica, che insistono soprattutto sul naturalismo; dall'altro lato vi è la RISS che insiste sulla tesi della giudeo-massoneria.
Circa le tesi della massoneria quale testa del Serpente infernale e il sionismo quale testa della Massoneria, Kolbe si appoggia ancora ai cosiddetti Protocolli Sionisti, dove i sedicenti autori massoni si paragonano alla testa di un Serpente simbolico, che vuole conquistare la Cristianità. Inoltre Kolbe interpreta il Serpente di Gen 3,15 anche alla luce dell'anticlericalismo e anticristianesimo manfesto di vari settori massonici nel periodo storico a lui contemporaneo; per cui Kolbe è convinto che la Massoneria fondata sul naturalismo e diretta da un gruppo potente di ebrei sionisti, sia schierata dalla parte del Serpente della Genesi che agisce attraverso la stessa Massoneria. Conseguenza di questa tesi è che, per Kolbe, i massoni sono da annoverarsi tra i "servi di Lucifero". Questa espressione può trovare la sua giustificazione kolbiana sia nella processione massonico-luciferina del 1917 narrata da Kolbe e sia nella Humanum Genus di Leone XIII, il quale presenta i massoni quali membri del regno di Satana, ripieni del suo spirito ribelle.
Una forza dalla parte del Serpente
Per quanto riguarda i temi kolbiani sopracitati, l'esame di vari testi massonici (Costituzioni, rituali, manuali, commenti, studi vari...) evidenzia la presenza dei seguenti quattro elementi nel panorama culturale massonico, incluso quello anglosassone della United Grand Lodge of England (UGLE) e dei sistemi più importanti di Alti Gradi massonici cavallereschi:


  1. L'esistenza di un naturalismo filosofico ed etico e del principio di tolleranza antidogmatica o metadogmatica tra massoni del mondo latino ed anglosassone. A ciò si aggiunge anche la presenza di un certo naturalismo misterico tipico degli antichi misteri pagani, ma che è ignorato da Kolbe.
  2. Un grandissimo interesse per l'esoterismo ebraico, in articolare per la Cabala, in vari ambienti massonici: inglesi, francesi, statunitensi, italiani, tedeschi... Dall'edizione critica degli scritti kolbiani non emerge peròalcuna conoscenza del rapporto tra massoni ed esoterismo ebraico. Mentre i Protocolli dei Savi di Sion sono oggi considerati da studiosi cattolici, massoni ed ebrei un'invenzione della polizia zarista per scopi antisemitici.
  3. La presenza del simbolismo ofitico (serpente) in alcuni oggetti rituali massonici. Vari scrittori massoni dicono che nel simbolismo massonico, il Serpente rappresenta saggezza, conoscenza o gnosi, rigenerazione, eternità, forza divina insita anche nell'iniziato.
  4. Vari autori massoni (anche anglosassoni) hanno manifestato simpatia per quel personaggio che la Tradizione cristiana chiama indistintamente coi nomi di Diavolo, Lucifero, Satana, Serpente della Genesi.
Kolbe non mostra di conoscere l'esistenza del simbolo del Serpente nell'apparato rituale e simbolistico della Massoneria, come pure non fa alcun riferimento a scritti di massoni simpatizzanti per la magia e per Lucifero. Tuttavia, già alla luce del solo Magistero ecclesiastico, è convinto giustamente che tutta la Massoneria è dalla parte del Serpente della Genesi e non del Dio dogmatico della Rivelazione ebraico-cristiana.

La medaglia Miracolosa - Apparizione
della Beata Vergine a Caterina Labouré - Parigi,
Rue du Bac, 1830 

Carità, preghiera e dialogo per convertire
Occorre sottolineare che l'"antisionismo" di Kolbe (influenzato anche dai Protocolli) non ha nulla a che spartire con l'antisemitismo razziale e nazista. Kolbe, martire ad Auschwitz, ha sempre condannato l'antisemitismo e, anzi, durante la guerra ospitò in Niepokalanow molti ebrei i quali gli furono riconoscenti per il trattamento benevolo ricevuto.
Verso i massoni e i presunti Savi di Sion, Kolbe mantiene un atteggiamento caritatevole: non vuole che sia usata violenza fisica o morale contro di loro, ma cerca unicamente la loro conversione  e santificazione e auspica addirittura la loro militanza nella Milizia dell'Immacolata. I mezzi di cui si serve Kolbe per tali fini sono la preghiera, la penitenza, la stampa e il dialogo. Secondo alcune testimonianze, Kolbe incontrò alcuni massoni e fra questi ci fu anche chi si convertì alla fede cattolica.  In alcuni scritti, Kolbe accenna ad alcuni attacchi massonici contro Niepokalanow, ma senza precisarne la natura.
In conclusione. Con quell'intuizione tipica dei santi, Massimiliano Kolbe ha visto giusto nell'individuare il nucleo naturalistico (antropocentrico,  immanentistico, soggettivistico, relativistico...) e luciferino (gnostico) della Massoneria.
Ce la luce di Gesù Cristo Nostro Signore possa essere accolta dai massoni e convincerli a lasciare una volta per tutte la massoneria. Solo con la grazia di Cristo è possibile costruire e ricostruire una società dove i diritti umani e i diritti di Dio vengono rispettati.Una società cristiana.


Enciclica di Papa Leone XIII, Humanum Genus

Pubblicazioni inerenti:

Titolo: Padre Kolbe "Il Cavaliere dell'Immacolata"
Autore: Roberto Brunelli
Editore Elledici



















Titolo: Un Manuale per conoscere la Massoneria
Autore: Paolo Maria Siano f.i.
Anno di pubblicazione: 2012













La Questione Francescana – Un contributo storico ed ermeneutico
Padre Paolo Maria Siano
Cosa s’intende per Questione Francescana? Si tratta delle problematiche storiche e letterarie (anche ermeneutiche e filologiche) relative alle biografie di San Francesco d’Assisi scritte nell’arco del primo secolo di storia del movimento francescano.

Editrice: Casa Mariana Edtrice








I francescani dell'Immacolata (clicca qui)

mercoledì 26 novembre 2014

Fra' Cristoforo dei Frati Minori Rinnovati . Uno degli ultimi mistici del XX secolo

 "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me". (Gal.2,20)

Fra' Cristoforo era un frate abruzzese, eremita scalzo,  vagante tra le montagne abruzzesi e le pianure del Salento. Portava sempre in un sacco di juta sulle spalle i santini e le biografie devozionali di Santina Campana di cui voleva sostenere il processo di canonizzazione nel Salento alla fine degli anni '80.  Predicava, confessava, pregava nelle parrocchie. Viveva in eremi sperduti nelle campagne. Lo precedeva la fama di santità e di esorcista. Aveva una grande sapienza e, nello stesso tempo, l'innocenza di un fanciullo e una fede grande.  Il suo ispiratore e guida spirituale  era San Pio da Pietrelcina. Anche lui, come San Pio, si dice che abbia  combattuto molte battaglie fisiche e spirituali contro il demonio.  E' stato  un mistico, forse l'ultimo dei mistici.

Visse  a lungo a Casale di Ugento dove la sua vista diminuì moltissimo.  Ad un certo punto della sua vita fu mandato a Palermo, dove fondò un grande gruppo carismatico, di guarigioni. 
E' morto non moltissimi anni fa.
Chi è interessato a questa poetica e santa  figura di "un mistico di altri tempi", può leggere lo scritto di Antonio Margheriti Mastino che lo conobbe personalmente quando era chierichetto e che riportiamo di seguito.

Fra' Cristoforo prega per noi.

Fra' Cristoforo. L'ultimo mistico medievale contemporaneo di Antonio Margheriti Mastino

mercoledì 5 novembre 2014

Shahzad Masih e sua moglie Shama, cristiani, arsi vivi in Pakistan il 4 novembre 2014

 ...in realtà nella Chiesa non c’è periferia, perché dove c’è Cristo, lì c’è tutto il centro. 
Discorso di Sua Santità Benedetto XVI
Piana di Montorso
Sabato, 1° settembre 2007

...Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora – in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan – Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese...
 Dal Testamento Spirituale di 

Shahzad e Shama erano due giovani sposi cristiani (28 anni lui, 25 anni lei). Avevano quattro figli e Shama era in attesa del quinto. 
Vivevano a Chak 59, un villaggio nei pressi della cittadina di Kot Radha Kishan Tehsil a sud di Lahore nel Punjab
Di umile condizione, lavoravano in una fabbrica di argilla.
La recente scomparsa del padre di Shahzad ha fatto sì che Shama facesse ordine fra gli oggetti personali del suocero. Per questo motivo, ha bruciato alcuni oggetti e alcune carte ritenute ormai inutili. Un vicino di casa, musulmano, l'ha accusata di aver bruciato anche alcune pagine di un Corano ed ha avvisato altri musulmani dello stesso villaggio e di alcuni villaggi vicini.
In Pakistan è in vigore la legge contro la blasfemia, per cui chiunque può venire arrestato e anche condannato a morte (come è successo alla povera Asia Bibi) se accusato di un qualsiasi gesto ritenuto contrario o offensivo per la religione islamica, Questa legge infame e pretestuosa ha già portato alla condanna di moltissime persone. 


Una folla di circa 400 musulmani inferociti per il presunto atto blasfemo di Shama, ha sequestrato i due giovani il 2 novembre. Dopo due giorni di sequestro e di maltrattamenti, nella mattina del 4 novembre i due sposi sono stati duramente picchiati dalla folla di musulmani e spinti vivi nella fornace per cuocere i mattoni, trovandovi una morte atroce.


La mattina dopo, alcuni cristiani del villaggio hanno chiamato la polizia che ha constatato il decesso dei due giovani.
I cristiani sono il 3% della popolazione del Pakistan e continuano a rimanere fedeli a nostro Signore Gesù Cristo, nonostante le persecuzioni, anche a costo della vita.

Shahzad e Shama, Stelle in Cielo, pregate per noi e per la Pace.


Pubblicazione inerente:

Titolo: Cristiani in Pakistan. Nelle prove la speranza. Intervista a Shahbaz Bhatti
Autore: Shabaz Bhatti
Editore Marcianum Press

Anno di pubblicazione: 2008
ISBN: 978-88-89736-49-4
Prezzo € 9,00

Il libro contiene una testimonianza raccolta da mons. Dino Pistolato, direttore della Caritas veneziana, durante il suo viaggio nel nord del Pakistan qualche mese dopo il terremoto che nell'ottobre del 2005 sconvolse la regione, provocando la morte di centomila persone e distruggendo molti edifici. In quell'occasione, dovendo approntare un progetto di solidarietà del Patriarcato di Venezia con la diocesi di Islamabad, egli incontrò e conobbe Shahbaz Bhatti, un cristiano comune dedito all'opera di soccorso dei superstiti. Questo giovane pakistano - già consigliere di Benazir Bhutto fino al recente attentato assassino - è tutt'ora presidente dell'APMA (All Pakistan Minorities Alliance = APMA). Si tratta di un'organizzazione rappresentativa delle comunità emarginate e delle minoranze religiose del Pakistan.
Attraverso una conversazione scorrevole e piana si dispiega lo sguardo di fede sulla realtà: nulla viene edulcorato o, al contrario, inasprito da schemi ideologici; in tutto, anche nelle situazioni più drammatiche, si intravvede piuttosto la possibilità di "costruire" comunione, giustizia e pace attorno a sé e insieme ad ogni uomo.
Shahbaz Bhatti, nato in una famiglia cattolica, non teme di manifestare la sua appartenenza a Gesù Cristo, che anima la sua azione e la rafforza nelle prove: fede di chi si inginocchia alla presenza di Dio per stare in piedi davanti agli uomini, speranza che si tira su le maniche - non certo evasione dalla propria responsabilità sociale, semplice e sorprendente forza della carità cristiana, capace di concreta universalità. Del motivo del suo impegno egli dice semplicemente: «Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo».
Nel leggere questo breve ma intenso testo, ove si narrano vicende che avvengono in una periferia del mondo, viene in mente un celebre passo dell'insegnamento del papa Benedetto XVI: davvero possiamo scoprire ancora che "in realtà nella Chiesa non c'è periferia, perché dove c'è Cristo, lì c'è tutto il centro" e ricevere uno stimolo forte a tendere ad una più profonda educazione al pensiero di Cristo: "perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona". (2 Tim 3,17).


Don Natalino Bonazza
 lunedì 11 maggio 2009


domenica 2 novembre 2014

Sant'Ernesto di Zwiefalten - Abate, Crociato - Morto martire a La Mecca nel 1148

La religione deve essere difesa a prezzo della nostra vita, non della vita altrui.


giovedì 23 ottobre 2014

Martiri della Rivoluzione Francese



Dall'intervista di Antonio Socci a Pierre Chaunu (vedi link a fondo pagina), riguardante la Rivoluzione Francese:

- Professore, il suo libro è uscito in Francia a marzo, già da alcuni anni lei si è ribellato al coro degli intellettuali e alle ingiunzioni del potere politico, contestando la legittimità di queste celebrazioni. Perché?

- È una mascherata indecente, un'operazione politica che sfrutta le stupidaggini che la scuola di Stato insegna sulla Rivoluzione. Pensi alle bétises del ministro della Cultura Lang: "L'89 segna il passaggio dalle tenebre alla luce". Ma quale luce? Stiamo commemorando la rivoluzione della menzogna, del furto e del crimine. Ma trovo scioccante soprattutto che, alle soglie del '92, anche tutto il resto d'Europa festeggi un periodo dove noi ci siamo comportati da aggressori verso tutti i nostri vicini, saccheggiando mezza Europa e provocando milioni di morti. Cosa c'è da festeggiare? Eppure qua in Francia ogni giorno una celebrazione, il 3 aprile, il 5, il 10. È grottesco.



- Ma è stato comunque un evento che ha cambiato la storia.

Certo, come la peste nera del 1348, ma nessuno la festeggia. Ad un giornalista tedesco ho chiesto: perché voi tedeschi non festeggiate la nascita di Hitler? Quello è sobbalzato sulla sedia. Ma non è forse la stessa cosa?



Martiri della Rivoluzione Francese
+ fine XVIII secolo


"La persecuzione religiosa subita dai francesi cattolici durante questo periodo (la Rivoluzione francese) non ha equivalenti nella storia se non le grandi persecuzioni del XX secolo. Di tutte la Rivoluzione francese è stata il modello. La persecuzione religiosa non fu solo persecuzione contro i religiosi, ma una rivolta contro il cristianesimo, con il preciso intento di decristianizzare la nazione. La maggioranza dei preti è stata assassinata o espulsa, tutte le chiese sono state chiuse per un anno e mezzo e il loro patrimonio requisito ed incamerato, 250.000 vandeani sono stati massacrati perché volevano andare alla Messa e restare fedeli a Roma".

 (Pierre Chaunu, in Stefano M. Paci,

 "Quante idiozie su quegli anni bui"

 in 30GIORNI, n° 1, gen.1987, p. 19)


 La chiesa ha avviato i processi di canonizzazione per circa un migliaio di questi gloriosi martiri e la metà di essi sono già stati beatificati a più riprese da vari papi.


Un uomo che fa a meno di Dio, uno Stato che diventa totalitario, un odio sfrenato verso la religione cattolica e la monarchia, l’annientamento del passato e il culto della dea ragione: questi i capisaldi dell’evento preso a simbolo della nascita del mondo moderno.

La Rivoluzione francese è il primo radicale tentativo di costruire una società ed una struttura statale nell’orizzonte di quella cultura che si definisce "moderna". Capisaldi di questa cultura sono: un uomo "senza Dio", assolutamente autonomo ed autosufficiente che non ha bisogno di nessun riferimento religioso per conoscere la sua identità, i principi fondamentali del suo comportamento, le regole fondamentali della vita sociale. Si definisce questo mondo culturale anche come laicismo. Padre Cornelio Fabro raccoglieva l’essenza del laicismo in questa formula: "Dio se c’è, non c’entra".

Il mondo moderno con la Rivoluzione francese ha dimostrato in modo gigantesco, negli sforzi e anche negli orrori, che era possibile creare una società e uno Stato secondo quella ragione illuministica, che è sostanzialmente una ragione scientifico-tecnologica. In particolare lo Stato costituisce l’obiettivo ultimo dello sforzo per razionalizzare la vita dell’uomo nella società. Lo Stato diviene dunque la realtà che raccoglie tutti i valori razionali, culturali ed etici: diviene dunque il vero fatto che dà valore totale alla persona ed alla società.

Si può anche dire che la Rivoluzione Francese sostituisce ad uno Stato che riconosce una dimensione religiosa della vita, uno Stato che si presenta come capace di totalizzare la società: uno stato "totalitario", appunto. È ovvio che quindi non si è trattato di una evoluzione di pezzi della società precedente, richiesta dall’apparire di nuove esigenze, di nuovi problemi, di nuove sfide. La società precedente aveva vissuto momenti di riforma parziale che l’avevano, in qualche modo, adeguata progressivamente alla evoluzione di tempi e problemi.

La Rivoluzione francese invece crea un mondo nuovo: intanto il mondo nuovo si può costruire se si distrugge il mondo del passato. Il mondo del passato (l’Ancìen Regime) è considerato dai rivoluzionari francesi come l’insieme di tutti gli errori teorici e politici, di tutte le ingiustizie personali e sociali, di quella profonda alienazione da cui appunto ‘l'uomo doveva essere liberato per l’esercizio di quello che gli illuministi avevano chiamato "il lume della ragione". La Rivoluzione francese ha innegabilmente al cuore una forza eversiva del passato: il passato deve essere distrutto, addirittura nella sua consistenza materiale, nella realtà delle sue istituzioni e dei suoi costumi, nelle grandi espressioni culturali, artistiche e poetiche: perché tutto nel passato grida lacrime e sangue e l’uomo invece non deve più soffrire.

La politica, la nuova religione, che pretenderà di imporre a tutti i francesi il culto della dea ragione, è la sola in grado di garantire "la felicità degli uomini sulla terra" (cfr. "Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino"). Ma la tradizione non era un passato, la tradizione era un presente: nella presenza della Chiesa come popolo di Dio presente nel mondo la tradizione segnava la vita della persona e della società, rivelava ancora una capacità di educazione della persona e di fondazione di rapporti culturali e sociali. Per questo motivo, dall’Assemblea degli Stati Generali (1789) fino al regicidio (1793), ed al Terrore giacobìno, la Rivoluzione francese assume un volto innegabilmente anti-ecclesiale ed anti-ecclesiastico. L’inizio di questa lotta contro la Chiesa francese è la Costituzione civile del clero (1790). La Chiesa francese, in quanto tende ad essere una struttura della vita sociale ed a proporre una cultura, una morale ed una immagine di società che nascono dalla fede, deve accettare di essere "formata dallo Stato". Mentre ufficialmente sì parla di "separazione della Chiesa dallo stato", in realtà la Chiesa viene strettamente legata alla struttura giuridica ed amministrativa dello Stato. Per essere Chiesa, la Chiesa francese deve accettare di avere un riconoscimento civile dallo Stato. Così le oltre trecento diocesi francesi vengono ridotte a meno dì cento e fatte coincidere con i dipartimenti, le parrocchie vengono forzosamente fatte coincidere con le province: vescovi e parroci vengono eletti dalle assemblee degli aventi diritto al voto (meno dello 0,5% di tutto il popolo francese). Viene spezzato il vincolo di comunione e di dipendenza dal Papa, a cui viene riconosciuto soltanto un primato di onore e non di giurisdizione.

Una infima minoranza del clero francese giura la Costituzione civile e formerà così la chiesa "giurata"; la quasi totalità del clero francese rifiuterà il giuramento (e formerà la cosiddetta "chiesa refrattaria"). Centinaia di migliaia di cattolici francesi scriveranno una delle pagine più fulgide del martirio della Chiesa nei tempi moderni. Giovanni Paolo II canonizzerà questa parte importante del popolo cattolico di Francia, martire, nella varietà delle sue vocazioni: vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi, padri e madri di famiglia, anche fanciulli di pochi anni. Sono per noi il segno eloquente e commovente che la missione ecclesiale si svolge sempre nell’orizzonte del martirio. La Rivoluzione insieme alla Chiesa rifiuta la monarchia. Occorre intendersi bene. La monarchia non è anzitutto da considerarsi come una determinata procedura nell’esercizio del potere; la monarchia francese è la testimonianza, al di là della grandezza o povertà dei singoli monarchi, che la radice dello Stato e del potere è di carattere religioso.

Il re di Francia, incoronato nella cattedrale di Reims in una fastosa cerimonia sacramentale ed unto con il crisma delle ordinazioni episcopali, è innanzitutto il padre ed il custode della fede del popolo di Francia e della libertà della Chiesa: il suo potere effettivo di governo è certamente ampiamente condizionato da una struttura di partecipazione del clero e dei nobili e successivamente anche dei più alti esponenti della classe borghese. "Il re deve morire perché è il re": così tuonò Robespierre alla Convenzione, durante quel processo che gli storici più seri di oggi sono inclini a considerare più una farsa" che una cosa seria.

Così dalla convergenza di anti-ecclesialità e di rifiuto della monarchia, tende a nascere, in piena Europa e su suolo francese. Il primo esperimento di una struttura politica chiusa in se stessa, che non riconosce nessuna istanza, né a sé, né accanto a sé: quella struttura totalitaria, che a qualche anno dalla solenne Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino ha potuto condannare a morte decine di migliaia di francesi solo sulla base di semplici "sospetti ("la legge dei sospetti").

La giustizia è una giustizia "giacobina": è l’inizio di quelle giustizie aggettivate (fascista, nazista, comunista, popolare) che l’ultimo secolo ha tragicamente sperimentato sulla propria pelle e nella devastazione della propria coscienza. La Rivoluzione francese non deve essere, comunque, demonizzata: in certi settori della vita sociale ha segnato degli indubbi progressi nei confronti di situazioni che potrebbero essere definite "di stagnazione": ma è indubbio che nelle sue spinte propulsive e nel processo culturale, sociale e politico che ha iniziato, e che la storia ha rigorosamente condotto a compimento, la Rivoluzione francese ha determinato quel totalitarismo politico nel quale l’umanità europea, e non solo, ha rischiato di naufragare.


BEATI











SERVI DI DIO















- Giovanni Pietro Nautery e 8 compagni




Fonte:
Il Timone n.17, Gennaio/Febbraio 2002

Link:
Intervista a Pierre Chaunu di Antonio Socci
Pierre Chaunu - Wikipedia
Storia Libera - La Rivoluzione Francese

Pubblicazioni:


Titolo: il genocidio Vandeano - Il seme dell'odio

Autore: Reynald Secher

Edizioni: Effedieffe