Dall'intervista di Antonio Socci a Pierre Chaunu (vedi link a fondo pagina), riguardante la Rivoluzione Francese:
- Professore, il suo libro è uscito in Francia a marzo, già da alcuni anni lei si è ribellato al coro degli intellettuali e alle ingiunzioni del potere politico, contestando la legittimità di queste celebrazioni. Perché?
- È una mascherata indecente, un'operazione politica che sfrutta le stupidaggini che la scuola di Stato insegna sulla Rivoluzione. Pensi alle bétises del ministro della Cultura Lang: "L'89 segna il passaggio dalle tenebre alla luce". Ma quale luce? Stiamo commemorando la rivoluzione della menzogna, del furto e del crimine. Ma trovo scioccante soprattutto che, alle soglie del '92, anche tutto il resto d'Europa festeggi un periodo dove noi ci siamo comportati da aggressori verso tutti i nostri vicini, saccheggiando mezza Europa e provocando milioni di morti. Cosa c'è da festeggiare? Eppure qua in Francia ogni giorno una celebrazione, il 3 aprile, il 5, il 10. È grottesco.
- Ma è stato comunque un evento che ha cambiato la storia.
- Certo, come la peste nera del 1348, ma nessuno la festeggia. Ad un giornalista tedesco ho chiesto: perché voi tedeschi non festeggiate la nascita di Hitler? Quello è sobbalzato sulla sedia. Ma non è forse la stessa cosa?
Martiri della Rivoluzione Francese
+ fine XVIII secolo
"La persecuzione religiosa subita dai francesi cattolici durante questo periodo (la Rivoluzione francese) non ha equivalenti nella storia se non le grandi persecuzioni del XX secolo. Di tutte la Rivoluzione francese è stata il modello. La persecuzione religiosa non fu solo persecuzione contro i religiosi, ma una rivolta contro il cristianesimo, con il preciso intento di decristianizzare la nazione. La maggioranza dei preti è stata assassinata o espulsa, tutte le chiese sono state chiuse per un anno e mezzo e il loro patrimonio requisito ed incamerato, 250.000 vandeani sono stati massacrati perché volevano andare alla Messa e restare fedeli a Roma".
(Pierre Chaunu, in Stefano M. Paci,
"Quante idiozie su quegli anni bui"
in 30GIORNI, n° 1, gen.1987, p. 19)
Un uomo che fa a meno di Dio, uno Stato che diventa totalitario, un odio sfrenato verso la religione cattolica e la monarchia, l’annientamento del passato e il culto della dea ragione: questi i capisaldi dell’evento preso a simbolo della nascita del mondo moderno.
La Rivoluzione francese è il primo radicale tentativo di costruire una società ed una struttura statale nell’orizzonte di quella cultura che si definisce "moderna". Capisaldi di questa cultura sono: un uomo "senza Dio", assolutamente autonomo ed autosufficiente che non ha bisogno di nessun riferimento religioso per conoscere la sua identità, i principi fondamentali del suo comportamento, le regole fondamentali della vita sociale. Si definisce questo mondo culturale anche come laicismo. Padre Cornelio Fabro raccoglieva l’essenza del laicismo in questa formula: "Dio se c’è, non c’entra".
Il mondo moderno con la Rivoluzione francese ha dimostrato in modo gigantesco, negli sforzi e anche negli orrori, che era possibile creare una società e uno Stato secondo quella ragione illuministica, che è sostanzialmente una ragione scientifico-tecnologica. In particolare lo Stato costituisce l’obiettivo ultimo dello sforzo per razionalizzare la vita dell’uomo nella società. Lo Stato diviene dunque la realtà che raccoglie tutti i valori razionali, culturali ed etici: diviene dunque il vero fatto che dà valore totale alla persona ed alla società.
Si può anche dire che la Rivoluzione Francese sostituisce ad uno Stato che riconosce una dimensione religiosa della vita, uno Stato che si presenta come capace di totalizzare la società: uno stato "totalitario", appunto. È ovvio che quindi non si è trattato di una evoluzione di pezzi della società precedente, richiesta dall’apparire di nuove esigenze, di nuovi problemi, di nuove sfide. La società precedente aveva vissuto momenti di riforma parziale che l’avevano, in qualche modo, adeguata progressivamente alla evoluzione di tempi e problemi.
La Rivoluzione francese invece crea un mondo nuovo: intanto il mondo nuovo si può costruire se si distrugge il mondo del passato. Il mondo del passato (l’Ancìen Regime) è considerato dai rivoluzionari francesi come l’insieme di tutti gli errori teorici e politici, di tutte le ingiustizie personali e sociali, di quella profonda alienazione da cui appunto ‘l'uomo doveva essere liberato per l’esercizio di quello che gli illuministi avevano chiamato "il lume della ragione". La Rivoluzione francese ha innegabilmente al cuore una forza eversiva del passato: il passato deve essere distrutto, addirittura nella sua consistenza materiale, nella realtà delle sue istituzioni e dei suoi costumi, nelle grandi espressioni culturali, artistiche e poetiche: perché tutto nel passato grida lacrime e sangue e l’uomo invece non deve più soffrire.
La politica, la nuova religione, che pretenderà di imporre a tutti i francesi il culto della dea ragione, è la sola in grado di garantire "la felicità degli uomini sulla terra" (cfr. "Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino"). Ma la tradizione non era un passato, la tradizione era un presente: nella presenza della Chiesa come popolo di Dio presente nel mondo la tradizione segnava la vita della persona e della società, rivelava ancora una capacità di educazione della persona e di fondazione di rapporti culturali e sociali. Per questo motivo, dall’Assemblea degli Stati Generali (1789) fino al regicidio (1793), ed al Terrore giacobìno, la Rivoluzione francese assume un volto innegabilmente anti-ecclesiale ed anti-ecclesiastico. L’inizio di questa lotta contro la Chiesa francese è la Costituzione civile del clero (1790). La Chiesa francese, in quanto tende ad essere una struttura della vita sociale ed a proporre una cultura, una morale ed una immagine di società che nascono dalla fede, deve accettare di essere "formata dallo Stato". Mentre ufficialmente sì parla di "separazione della Chiesa dallo stato", in realtà la Chiesa viene strettamente legata alla struttura giuridica ed amministrativa dello Stato. Per essere Chiesa, la Chiesa francese deve accettare di avere un riconoscimento civile dallo Stato. Così le oltre trecento diocesi francesi vengono ridotte a meno dì cento e fatte coincidere con i dipartimenti, le parrocchie vengono forzosamente fatte coincidere con le province: vescovi e parroci vengono eletti dalle assemblee degli aventi diritto al voto (meno dello 0,5% di tutto il popolo francese). Viene spezzato il vincolo di comunione e di dipendenza dal Papa, a cui viene riconosciuto soltanto un primato di onore e non di giurisdizione.
Una infima minoranza del clero francese giura la Costituzione civile e formerà così la chiesa "giurata"; la quasi totalità del clero francese rifiuterà il giuramento (e formerà la cosiddetta "chiesa refrattaria"). Centinaia di migliaia di cattolici francesi scriveranno una delle pagine più fulgide del martirio della Chiesa nei tempi moderni. Giovanni Paolo II canonizzerà questa parte importante del popolo cattolico di Francia, martire, nella varietà delle sue vocazioni: vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi, padri e madri di famiglia, anche fanciulli di pochi anni. Sono per noi il segno eloquente e commovente che la missione ecclesiale si svolge sempre nell’orizzonte del martirio. La Rivoluzione insieme alla Chiesa rifiuta la monarchia. Occorre intendersi bene. La monarchia non è anzitutto da considerarsi come una determinata procedura nell’esercizio del potere; la monarchia francese è la testimonianza, al di là della grandezza o povertà dei singoli monarchi, che la radice dello Stato e del potere è di carattere religioso.
Il re di Francia, incoronato nella cattedrale di Reims in una fastosa cerimonia sacramentale ed unto con il crisma delle ordinazioni episcopali, è innanzitutto il padre ed il custode della fede del popolo di Francia e della libertà della Chiesa: il suo potere effettivo di governo è certamente ampiamente condizionato da una struttura di partecipazione del clero e dei nobili e successivamente anche dei più alti esponenti della classe borghese. "Il re deve morire perché è il re": così tuonò Robespierre alla Convenzione, durante quel processo che gli storici più seri di oggi sono inclini a considerare più una farsa" che una cosa seria.
Così dalla convergenza di anti-ecclesialità e di rifiuto della monarchia, tende a nascere, in piena Europa e su suolo francese. Il primo esperimento di una struttura politica chiusa in se stessa, che non riconosce nessuna istanza, né a sé, né accanto a sé: quella struttura totalitaria, che a qualche anno dalla solenne Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino ha potuto condannare a morte decine di migliaia di francesi solo sulla base di semplici "sospetti ("la legge dei sospetti").
La giustizia è una giustizia "giacobina": è l’inizio di quelle giustizie aggettivate (fascista, nazista, comunista, popolare) che l’ultimo secolo ha tragicamente sperimentato sulla propria pelle e nella devastazione della propria coscienza. La Rivoluzione francese non deve essere, comunque, demonizzata: in certi settori della vita sociale ha segnato degli indubbi progressi nei confronti di situazioni che potrebbero essere definite "di stagnazione": ma è indubbio che nelle sue spinte propulsive e nel processo culturale, sociale e politico che ha iniziato, e che la storia ha rigorosamente condotto a compimento, la Rivoluzione francese ha determinato quel totalitarismo politico nel quale l’umanità europea, e non solo, ha rischiato di naufragare.
BEATI
SERVI DI DIO
- Giovanni Pietro Nautery e 8 compagni
Autore: Mons. Luigi Negri
Link: Intervista a Pierre Chaunu di Antonio Socci Pierre Chaunu - Wikipedia Storia Libera - La Rivoluzione Francese Pubblicazioni: Titolo: il genocidio Vandeano - Il seme dell'odio Autore: Reynald Secher Edizioni: Effedieffe |
Storie di persone normali molto speciali, stelle in cielo.
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giovedì 23 ottobre 2014
Martiri della Rivoluzione Francese
martedì 14 ottobre 2014
Enrico Medi, servo di Dio, scienziato e credente - 1911-1974
L'uomo diventa grande quando nella sua piccolezza raccoglie la grandezza dei cieli e lo splendore della terra e al Padre comune li offre in adorazione e in amore
Enrico Medi
Enrico Medi nasce il 26 aprile 1911 a Porto Recanati, da Arturo Medi, medico e Maria Luisa Mei, originari di Belvedere Ostrense.
Enrico Medi
Enrico Medi nasce il 26 aprile 1911 a Porto Recanati, da Arturo Medi, medico e Maria Luisa Mei, originari di Belvedere Ostrense.
Laureatosi nel 1937 a soli 21 anni in fisica con una tesi sul neutrone, fa parte, con Enrico Fermi, del gruppo dei ragazzi di via Panisperna, Nel 1942 vince la cattedra di fisica sperimentale all'Università di Palermo. Nel 1949 ottiene la cattedra di fisica terrestre all'Università di Roma. Membro dell'Assemblea Costituente nel 1946, più volte deputato al Parlamento italiano, Enrico Medi fu commissario italiano all'Euratom e divenne ben noto al grande pubblico commentando la maratona televisiva dello sbarco del primo uomo sulla luna il 20 luglio del 1969.
In quell'occasione professò da scienziato la sua fede nel Creatore di tutte le cose.
Compito dello scienziato, nel pensiero e nelle parole di Enrico Medi è ripercorrere a ritroso, se così si può dire, il cammino compiuto da Dio nell'opera della creazione, perché convinto del fatto che Chi ci ha creato senza aver bisogno di noi, non ci salverà senza il nostro concorso.
La politica per Enrico Medi fu innanzitutto un campo di apostolato: non ebbe paura di intervenire né di terminare i suoi comizi con una coraggiosa espressione di fede. Marito premuroso, dal 1938, di Enrica Zanini, laureata in chimica e farmacia, padre di sei figlie, in lui vi è la sintesi di impegno familiare, professionale ed ecclesiale: "Il desiderio di tutta la vita . racconta lo stesso Medi - è far qualcosa per la Chiesa realizzando lo stato di vita più comune e semplice possibile. Il papà di famiglia, il professore, l'uomo che vive, prega soffre, gioisce, perde tempo, va al cinema, dimentica molte cose e qualcuna per sbaglio ne fa, senza sapere perché".
Così vivendo nel mondo, Medi - forte di una pietà mariana basata sul Rosario - maturò una spiritualità eucaristica. Ottenuto da Pio XII il permesso di conservare l'Eucaristia in casa, nella sua cappella privata, alla Messa e Comunione quotidiana accompagnò la lettura della Sacra Scrittura. Colpito da un male incurabile, si spense serenamente a Roma sabato 26 maggio 1974.
Nel 2013 la Diocesi di Senigallia ha concluso la fase diocesana della causa di beatificazione.
Così vivendo nel mondo, Medi - forte di una pietà mariana basata sul Rosario - maturò una spiritualità eucaristica. Ottenuto da Pio XII il permesso di conservare l'Eucaristia in casa, nella sua cappella privata, alla Messa e Comunione quotidiana accompagnò la lettura della Sacra Scrittura. Colpito da un male incurabile, si spense serenamente a Roma sabato 26 maggio 1974.
Nel 2013 la Diocesi di Senigallia ha concluso la fase diocesana della causa di beatificazione.
Preghiera per la beatificazione del servo di Dio Enrico Medi
O Signore ti ringraziamo per
i doni di bontà e di grazia che
hai donato a Enrico Medi.
affettuoso padre di famiglia,
insigne cultore di scienza,
ardente di amore all'Eucaristia e
alla Madonna, ha testimoniato
la sua fede nel mondo della
cultura e ha comunicato a
tutti la sua gioia di scoprire Dio
nella creazione. Ha alimentato
la speranza nei giovani, ha servito
generosamente i poveri, ha
partecipato responsabilmente
alla vita civile e sociale dell
comunità. Per la sua intercessione
ottienici la grazia che con
fiducia oggi ti chiediamo. Se è
tuo disegno d'amore fa che
Enrico sia proclamato beato e
conosciuto in tutta la Chiesa
per il bene nostro e la gloria del
tuo nome. Amen.
Le notizie di grazie vanno comunicate
alla Diocesi di Senigallia, piazza Garibaldi 3,
60019 Senigallia (AN).
Fax 071 60 094
diocesi@senigallia.chiesacatolica.it
Notizie tratte da
Sulla tua parola
sett./ott. 2014
Editrice Shalom
Pubblicazioni:
Autore: Enrico Medi
Titolo: Il mondo come lo vedo io
Prefazione: Enzo Boschi
Editore: Marietti
Anno di pubblicazione: 2005
Autori: Gaia de Vecchi e Francesco Occhetta
Titolo: Enrico Medi - Fede e Scienza: due ali per volare verso la libertà
Editore: VELAR
Per saperne di più sul servo di Dio Enrico Medi:
- Cathopedia - Enrico Medi
- Causa di beatificazione del servo di Dio Enrico Medi
- Santi, Beati e Testimoni - Servo di Dio Enrico Medi
- Enciclopedia Treccani - Enrico Medi
giovedì 9 ottobre 2014
Venerabile Pio XII (Maria Giuseppe Giovanni Eugenio Pacelli) - Roma, 2 marzo 1876 - Roma, 9 ottobre 1958
Nacque a Roma il 2 marzo 1876 da una nobile famiglia i cui appartenenti da due generazioni, erano al servizio della Chiesa.
Fu eletto papa con il nome di Pio XII il 2 marzo 1939 in un conclave durato soltanto un giorno.
I primi anni del suo pontificato furono segnati dallo scoppio della seconda guerra mondiale e a niente valsero i suoi sforzi e i suoi numerosi appelli. La guerra non gli impedì di pubblicare alcune importanti encicliche tra cui la Mystici Corporis Christi, dove spiegava la natura della Chiesa come corpo mistico di Cristo.
Fedele devoto della Madonna, proclamò nel 1950 il dogma della sua Assunzione in cielo,
Morì il 9 ottobre 1958 a Castelgandolfo dopo quasi venti anni di sofferto pontificato.
Papa Benedetto XVI lo ha dichiarato venerabile il 19 dicembre 2009.
Resta oggetto di discussione il suo presunto silenzio davanti al genocidio ebraico nazista. Ma gli stessi ebrei, per la voce di uomini autorevolissimi, hanno riconosciuto la sua azione a loro favore. Il rabbino David Dalin ha affermato: "Nessun Papa è stato così ampiamente lodato dagli Ebrei e coloro che lo hanno lodato non si erano sbagliati. La loro gratitudine, come quella dell'intera generazione dei sopravvissuti all'olocausto, testimonia che Pio XII era genuinamente e profondamente un giusto delle nazioni".
Vatican.va
Encicliche
Preghiere
Pio XII, il Papa della Madonna
Papa Pio XII
Radici cristiane - Papa Pio XII
Vatican Insider
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XV,
Quindicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1953 - 1° marzo 1954, p. 595
Tipografia Poliglotta Vaticana
Fedele devoto della Madonna, proclamò nel 1950 il dogma della sua Assunzione in cielo,
Morì il 9 ottobre 1958 a Castelgandolfo dopo quasi venti anni di sofferto pontificato.
Papa Benedetto XVI lo ha dichiarato venerabile il 19 dicembre 2009.
Resta oggetto di discussione il suo presunto silenzio davanti al genocidio ebraico nazista. Ma gli stessi ebrei, per la voce di uomini autorevolissimi, hanno riconosciuto la sua azione a loro favore. Il rabbino David Dalin ha affermato: "Nessun Papa è stato così ampiamente lodato dagli Ebrei e coloro che lo hanno lodato non si erano sbagliati. La loro gratitudine, come quella dell'intera generazione dei sopravvissuti all'olocausto, testimonia che Pio XII era genuinamente e profondamente un giusto delle nazioni".
Tratto da
Sulla tua Parola,
settembre-ottobre 2014, pag. 349
Editrice Shalom
Link:Vatican.va
Encicliche
Preghiere
Pio XII, il Papa della Madonna
Papa Pio XII
Radici cristiane - Papa Pio XII
Vatican Insider
PREGHIERA DI SUA SANTITÀ PIO XII
ALLA VERGINE IMMACOLATA
DA RECITARSI NELL'ANNO MARIANO (1954)
ALLA VERGINE IMMACOLATA
DA RECITARSI NELL'ANNO MARIANO (1954)
Festa della presentazione di Maria - Sabato, 21 novembre 1953
Alla Beata Vergine Maria,
concepita senza il peccato originale.
concepita senza il peccato originale.
Rapiti dal fulgore della vostra celeste bellezza e sospinti dalle angosce del secolo, ci gettiamo tra le vostre braccia, o Immacolata Madre di Gesù e Madre nostra, Maria, fiduciosi di trovare nel vostro Cuore amantissimo l’appagamento delle nostre fervide aspirazioni e il porto sicuro fra le tempeste che da ogni parte ci stringono.
Benché avviliti dalle colpe e sopraffatti da infinite miserie, ammiriamo e cantiamo l’impareggiabile ricchezza di eccelsi doni, di cui Iddio vi ha ricolmata al di sopra di ogni altra pura creatura, dal primo istante del vostro concepimento fino al giorno, in cui, Assunta in cielo, vi ha incoronata Regina dell’universo.
O Fonte limpida di fede, irrorate con le eterne verità le nostre menti! O Giglio fragrante di ogni santità, avvincete i nostri cuori col vostro celestiale profumo! O Trionfatrice del male e della morte, ispirateci profondo orrore al peccato, che rende l’anima detestabile a Dio e schiava dell’inferno!
Ascoltate, o prediletta di Dio, l’ardente grido che da ogni cuore fedele s’innalza in quest’Anno a voi dedicato. Chinatevi sulle doloranti nostre piaghe. Mutate le menti ai malvagi, asciugate le lagrime degli afflitti e degli oppressi, confortate i poveri e gli umili, spegnete gli odi, addolcite gli aspri costumi, custodite il fiore della purezza nei giovani, proteggete la Chiesa santa, fate che gli uomini tutti sentano il fascino della cristiana bontà. Nel vostro nome, che risuona nei cieli armonia, essi si ravvisino fratelli, e le nazioni membri di una sola famiglia, su cui risplenda il sole di una universale e sincera pace.
Accogliete, o Madre dolcissima, le umili nostre suppliche e otteneteci soprattutto che possiamo un giorno ripetere dinanzi al vostro trono, beati con voi, l’inno che si leva oggi sulla terra intorno ai vostri altari: Tutta bella sei, o Maria! Tu gloria, Tu letizia, Tu onore del nostro popolo! Così sia.
PIUS PP. XII
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XV,
Quindicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1953 - 1° marzo 1954, p. 595
Tipografia Poliglotta Vaticana
Alcune pubblicazioni:
Pio XII. Il papa che si oppose a Hitler
Paoline Editoriale Libri, 2009 - 344 pagine
Il processo della causa di beatificazione di Pio XII ha riacceso il dibattito sul ruolo che papa Eugenio Pacelli giocò nella Seconda guerra mondiale. Avrebbe potuto fermare gli orrori del nazismo, se avesse apertamente condannato la guerra e la Shoah? Dopo aver raccolto tutti i dati della ricerca, dopo aver esaminato diversi documenti negli Archivi vaticani, dopo essersi confrontato con massimo esperto di Pio XII, padre Peter Gumpel, il giornalista e storico Michael Hesemann sradica tutte le accuse contro i "silenzi" del Papa. Hesemann dimostra che Eugenio Pacelli fin da quando era nunzio a Berlino nel 1924 aveva condannato la "volgare e brutale campagna" dei nazisti contro ebrei e cattolici. Più avanti, come cardinale segretario di Stato, si trovò costretto nel 1933 a firmare il Concordato con il Terzo Reich per tutelare la Chiesa in Germania. Ma fu lui a redigere la bozza finale dell'enciclica Mit brennender Sorge (Con grande preoccupazione) con cui Pio XI nel 1937 condannava l'ideologia hitleriana: parole che portarono a ritorsioni contro i cattolici. Una volta eletto Papa, Pio XII poté continuare ad agire solo nel segreto. È commovente ripercorrere il suo impegno personale per salvare un maggior numero possibile di ebrei e perseguitati, levando alta e chiara la voce ogni volta che fosse possibile.
Pio XII: il papa degli ebrei
Piemme, 2001 - 399 pagine
Dopo la guerra ha ricevuto i ringraziamenti delle più alte autorità del mondo ebraico per quanto aveva fatto in favore dei perseguitati. Quando si è spento, il 9 ottobre 1958, il mondo lo ha pianto come un grande Papa. Oggi invece è accusato di essere moralmente responsabile dell'Olocausto. Come nascono i famosi "silenzi" di Pio XII? Una sua plateale scomunica lanciata contro Hitler avrebbe fermato l'orribile "soluzione finale"? Davvero questo pontefice è stato indulgente verso il nazismo? Testimonianze e documenti, raccolti nel volume, aiutano a trovare risposta a queste e altre domande, svelando una verità che fa vacillare il castello di accuse costruito sulla figura di Eugenio Pacelli
Pensiero giuridico, economico e sociale del pontefice Pio XII
Il terzo Reich contro Pio XII. Papa Pacelli nei documenti nazisti
Autore: Pier Luigi Guiducci
San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2013, pp. 376, € 18
RC n.93 - aprile 2014 di Gianandrea De Antonellis
È stato calunniosamente definito “il Papa di Hitler”, accusato di “imperdonabili silenzi” per aver taciuto sulla persecuzione antiebraica, forse addirittura alleato dei nazisti perché li considerava un male minore rispetto ai comunisti. Da quando, nel 1963, Rolf Hochhuth scrisse il dramma Il Vicario (riproposto in forma cinematografica una decina di anni fa dal regista Costa-Gavras) il fiume di calunnie non si è mai interrotto e a poco sono servite opere saggistiche che hanno dimostrato l’azione papale a difesa degli ebrei durante la guerra.
Pier Luigi Guiducci, docente di Storia della Chiesa, per ricostruire i rapporti da Pio XII ed il Terzo Reich fa un passo indietro e ripercorre gli anni precedenti lo scoppio della guerra. Già allora Papa Pacelli era considerato un nemico della Germania nazista: il saggio ripropone anche una serie di vignette satiriche che indicano l’ampiezza della campagna scatenata da Goebbels contro il cardinal Pacelli – cioè prima ancora che venisse eletto Papa! – , che si spingeva fino ad un livello popolare.
Lo conferma anche il tedesco padre Peter Gumpel, ventiduenne al termine del conflitto, che nella sua prefazione afferma: «Se qualcuno avesse osato dirci che Pio XII era vicino al Terzo Reich avremmo reagito con giustificata indignazione, qualificando tali affermazioni come assurde e in contrasto con la palese verità» (p. 8).
Quanto poi ai pretesi “silenzi” di Pio XII, i documenti riportati attestano come si tratti di una falsità costruita a posteriori: lo stesso 16 ottobre 1943 (il giorno del rastrellamento del ghetto) l’ambasciatore tedesco venne convocato d’urgenza in Vaticano e gli venne espressamente richiesto di adoperarsi perché cessassero immediatamente le operazioni di polizia contro gli Ebrei; numerosi dispacci tedeschi lamentano l’aiuto dato dagli Italiani (fascisti, militari e sacerdoti) agli Ebrei.
Si trattava di iniziative isolate? Assolutamente no: «Tutti i documenti ritrovati dagli storici attestano che ogni iniziativa ecclesiale mantenne un collegamento diretto o indiretto con la Santa Sede» (p. 254), tanto che Herbert Kappler, comandante dello SD (il servizio segreto delle SS) a Roma, «vedeva il Papa come un nemico che tramava dietro le quinte, che avversava i piani tedeschi, che sosteneva chi contrastava le operazioni di polizia» (pp. 259-260).
Dai documenti si evince inoltre che l’immagine di un Pio XII timoroso e senza voce sia stata costruita ad arte dall’ambasciatore tedesco presso il Vaticano, il barone Ernst von Weizsäcker (che avrebbe poi fiancheggiato la fallita rivolta del 20 luglio 1944), proprio per sviare dal Papa le altrimenti sicure ritorsioni di Hitler.
Insomma, nel leggere i documenti riportati da Guiducci, non si può che concordare con quanto scrive Peter Gumpel, tra i collaboratori della causa di beatificazione del Venerabile Pio XII: nessuna delle accuse rivolte contro Papa Pacelli ha fondamento e la lentezza della Santa Sede nel procedere alla beatificazione di Pio XII è dovuta unicamente al timore della più volte minacciata rottura della comunità ebraica con la Chiesa cattolica.
Tratto da
"Nulla è perduto con la pace; tutto può essere perduto con la guerra".
Papa Pio XII
Papa Pio XII