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martedì 7 aprile 2015

I martiri della guerra civile italiana (1943-1949) - Don Luigi Lenzini, Servo di Dio (Modena 1881 - Modena 1945)

"So di essere alla tua presenza, o Gesù mio, e benché con gli occhi non ti veda, pure la Fede mi dice che Tu sei lì in quell’Ostia, vivo e vero, come lo fosti un dì sulla terra. Sì, lo credo, o Gesù, più che se ti vedessi con gli occhi, e sapendo di essere alla tua reale presenza, il mio primo dovere è di adorarti. Ti adoro con lo spirito di adorazione con cui ti adorò tua Madre, quando ti vide nato nella grotta di Betlemme. Voglio la Fede e la carità del tuo padre putativo S. Giuseppe per adorarti come meriti. Ti adoro con le adorazioni dei tuoi Apostoli e soprattutto con quella del tuo diletto Pietro, quando ti disse: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Fa’, o Gesù, che la mia adorazione non si limiti a questo giorno, ma che il mio pensiero sia sempre vicino al tuo santo Tabernacolo".
Don Luigi Lenzini


Processo diocesano "sprint". già a Roma la causa. Nascondeva i partigiani, ma predicava contro l'ideologia comunista. Presagiva la sua fine e la confidò in predica. Fu torturato e ucciso, la sentenza di morte emessa da una cellula del PCI.

Ucciso sull'Appennino Tosco Emiliano a pochi Km dal luogo di martirio di Rolando Rivi, Don Luigi Lenzini oggi è stato proclamato Servo di Dio dall'Arcidiocesi di Modena e Nonantola. Parroco di Crocette di Pavullo (in provincia di Modena), Don Lenzini era a conoscenza del clima di aperto odio verso i preti, però riteneva che fosse suo dovere mettere in guardia i giovani contro i nemici della fede e della libertà. Al tempo stesso condannava la violenza di operazioni belliche compiute in prossimità di nuclei abitati che comportavano ritorsioni sulla popolazione civile. Fu minacciato più volte di morte. E per questo venne preso di mira: attraverso di lui si voleva dare una lezione agli altri sacerdoti, perché non prendessero posizione sui fatti concreti, ma parlassero soltanto di un'etica astratta, non riconducibile a fatti reali, altrimenti venivano accusati di fare "politica". Le sue omelie vennero regolarmente riferite alla sede del partito comunista di Pavullo in modo rozzo e tali da apparire come una severa condanna di quella parte politica. Ci fu un episodio che vide protagonista il toscano Ermanno Cirri, che nella sede del partito esclamò: "Quello è un prete da togliere dalla spesa". Lo cercò e ai suoi parrocchiani disse che "che voleva insegnargli come si doveva parlare in chiesa". Don Lenzini gli rispose che era il parroco e non poteva non fare il suo dovere. Pur minacciato di morte - spiega oggi il comitato che sostiene la sua causa di beatificazione - egli sentiva il dovere di predicare la verità; Tuttavia dava l'impressione a chi lo avvicinava, di presentire che qualche cosa di terribile stava per abbattersi sulla sua umile vita. Fu visto alcune volte in sacrestia impegnato in discussioni concitate con sconosciuti. Più volte, la domenica, spiegando il Vangelo, fece intravedere ai fedeli il dramma che si agitava nel suo cuore: "Mi hanno imposto di tacere, mi vogliono uccidere, ma devo fare il mio dovere anche a costo della vita. Il 21 luglio 1945, a guerra ormai finita, venne svegliato con il pretesto di portare i sacramenti ad un moribondo, ma capì che era un espediente, così rispose che aveva visitato l'ammalato la stessa sera e sarebbe tornato l'indomani mattina. Gli assalitori penetrarono in canonica da una finestra lasciata aperta, con una scala a pioli.  Quattro individui mascherati ed armati terrorizzarono la perpetua, la figlia e la nipote, che fuggirono in una casa vicina. Il sacerdote tentò di salvarsi rifugiandosi nel campanile e suonando la campana a  martello, ma gli assalitori cominciarono a sparare sul piazzale. Erano persone pratiche della canonica e del campanile e trascinarono giù il sacerdote in camicia da notte, lungo un sentiero nel bosco. Don Lenzini fu torturato brutalmente e assassinato. Il suo corpo semisepolto fu rinvenuto una settimana dopo in una vigna. Lo stato del cadavere fece chiaramente capire che gli assassini avevano infierito sul sacerdote con efferata crudeltà. L'unico processo del 1949 si svolse in un'atmosfera di paura e di omertà e non seppe assicurare alla giustizia umana i colpevoli, mandanti ed esecutori. Gli imputati furono assolti per insufficienza di prove. L'8 giugno 2011 viene aperto il processo diocesano e proclamato il parroco Servo di Dio. La causa è ora a Roma presso la Congregazione per le cause dei santi.
(Fonte: Don Luigi Lenzini (clicca qui) ).
Tratto dal Dossier 
"I santi martiri del triangolo della morte,
 calunniati e massacrati in nome di Cristo",